Io e i CCCP. Umberto Negri.

Nel lontano 1984 io ero piccolo e il mio percorso d’avvicinamento al rock sarebbe arrivato da lì a un paio di anni,  mi ricordo in quegli anni il primo singolo degli Stadio “Tu chiedi chi erano Beatles”, immaginatevi  ora

“Tu chiedi chi erano i CCCP…”………… se lo chiedessero a me non potrei che  rispondere così:

“La più grande e unica banda punk italiana” oppure  “la nostrana risposta agli inglesi Sex Pistol” oppure “Semplicemente dei grandi”.

Nel lontano 1985 usciva “1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi del conseguimento della maggiore età” un’album storico che sparava il punk di questa band emiliana nello scenario musicale italiano, grande capolavoro della band formata a Berlino dal chitarrista Massimo Zamboni e il futuro leader nel 1981  a cui l’anno successivo si unirà il bassista Umberto Negri, autore del libro,  nel 1982 creando di fatto i CCCP.

Il libro di 180 uscito nel 2010 per l’editore Shake è un misto di fotografie e testi che raccontano il viaggio del bassista nella band, questo delizioso oggetto  mi è capitato nelle mani quasi per sbaglio l’anno dopo la sua uscita mentre ero in libreria a cercare tutt’altro, ma la cosa veramente che quel giorno mi a divertito di più e che tra i cd economici presenti sempre nella stessa libreria ho visto una ristampa di “Live in Punkow” disco che ovviamente nel 1996 io non comprai originale …perciò visto che c’era anche quello che avreste fatto voi?

Ho adorato il libro, moto belle le foto, così come ho adorato loro ma a differenza di molti miei amici per la musica e non per l’orientamento politico, scelte ovviamente che rispetto ma non voglio criticare visto che a me interessa solo la musica, a me secondo i miei  gusti piacciono fino al primo disco con la Virgin “Socialismo e Barbarie” gli altri anche sopratutto dopo l’ingresso degli ex membri dei Litfiba non mi convincono…ovviamente gusti miei ..come sempre.

Libro interessante su una delle band più interessanti nel panorama discografico italiano, le foto da sole valgono l’acquisto detto tutto.

cccp

Sound of the beast. La storia definitiva dell’Heavy Metal. Ian Christie.

Sapete quale è la peggior cosa da fare per chi adora leggere ..e sopratutto leggere di musica? è  prestare un libro che adori ad un tuo amico che vive lontano..secondo voi l’ho rivisto?

Questo è il caso del libro di Ian Christie sulla storia dell Heavy Metal nel 2009 per l’Arcana Edizioni nella versione italiana,  tutto sulla storia del movimento Metal dai primi Sabbath ai più moderni, ecco dire che questo libro è fatto bene equivarrebbe a sminuire l’autore ..quasi a insultarlo da quanto mi piace.

Il libro scritto nel 2003 arriva solo sei anni dopo in Italia in un’edizione di oltre 400 pagine che scorrono veloci nella lettura, secondo me un libro unico nel suo genere che non mancherà magari di appassionare e documentare i più giovani ma anche ricordare ai non più evergreen come era il metal ai tempi della loro adolescenza e gioventù.

Ian Christie musicista, scrittore ed editore della propria testata dedicata al metal Bazillion Points, ci delizia facendoci rivivere su carta quelli che sono stati i momenti che hanno costruito la musica Metal dalla sua nascita ad ora, passando dai Maiden ai Metallica, al black metal e al death metal, al power metal…un must per ogni vero Defender da abbinare quasi obbligatoriamente alla visione del documentario “Metal – A Headbanger’s Journey” di Sam Dunn.

Un favoloso viaggio cartaceo alla scoperta del Metal, tra i suoi artisti maggiori e tutti i relativi stili derivati \m/ \m/ \m/…impossibile non restare affascinati da quest’opera a mio avviso la più interessante tra quelle uscite…e a me c***o toccherà anche ricomprarlo…

metal

 

 

La Sottile Linea Bianca. L’autobiografia di Lemmy Kilmister.

““Il rock è un modello di vita, non è solo suoni.”

Ricordo ancora quella volta in cui  ho letto questa frase sul rock, la cosa che mi ha più colpito di tutti e che è una citazione di Loredana Berté, la quale sinceramente non rappresenta la mia idea e visione del rock.

Il punto è proprio che ognuno di noi ha dentro di se una sua idea di rock che trascende i tecnicismi e lo stile, dove per molti gli assoli di Jimmy Page sono il massimo per altri lo sono quelli delle canzoni di Ligabue e certamente nei forum o nei post dei social network le discussioni su cosa è rock e cosa no si sprecano, di sicuro con gli anni e l’esperienze fatte s’impara ad accettare le diversità dei gusti ed opinioni degli altri e penso che l’accettazione delle opinioni differenti permette anche una crescita interiore anche dal punto di vista dell’ascolto della musica.

Detto questo, lo ripeterò fino alla noia che la mia idea di rock s’identifica nella figura di Lemmy Kilmster perché nessun’altro come lui esprimeva il concetto di quello che vuol dire essere rock, e nella sua autobiografia pubblicata nel 2004 per l’editore Baldini Castoldi Dalai in oltre 300 pagine l’ex cantante dei Motorhead esprime chiaramente questo concetto.

La naturalezza di Lemmy nel raccontare gli eccessi della sua vita, fra droghe e alcol e il sesso forse l’unica passione inferiore alla musica nella sua vita, mostra un uomo che sin da ragazzo anelava una vita da rock star sui palchi a fare musica, ho altri libri sui Motorhead  ma questo è sinceramente il migliore perché il tutto viene raccontato nel tipico stile di Lemmy, quello di uno uomo convito di quello che voleva suonare e di chi essere e la cui prima risposta onesta a chi avrebbe mai dubitato di questo sarebbe stata un bel dito medio alzato.

Lo stile è quello di una persona che con tutta semplicità mette a nudo la sua passione per la musica rock, come quasi fosse una conversazione tra amici , aggiungeteci come corredo  gli eccessi più impensabili il tutto condito dall’autoironia di Lemmy nel farlo, tutto questo  per far emergere la figura di un vero rocker che con il suo carisma ha saputo conquistare in maniera completa i suoi fan rendendoli legati a lui in ogni album che ha rilasciato..ed io sono fiero di dire : “io sono uno di quelli”.

Il libro su Lemmy per eccellenza e inutile pensare che ogni vero fan non l’abbia in casa, dove molti oggi usano  “Sex Drug e Rock Roll” così per dare fiato alla bocca farebbero bene a leggere questo libro e cercare di capire l’dea di rock raccontata da chi quelle tre parole l’ha vissute fino al suo limite.

6154_lemmy_13160283371

Ronnie James Dio. Piergiorgio “PG” Brunelli.

Oggi sistemavo i libri e tra le mani mi capita questo librino colorato di appena 100 pagine con la scritta sopra “Ronnie James Dio”.

Vi ricordate le riviste che parlavano di Heavy Metal? quelle come HM, Flash, Metal Hammer, Raro? ora sicuramente i metallari di ora se la rideranno alla sola idea di comprarne una,  visto che ormai è pieno di siti che parlano di Metal e posti dove poter scaricare gli album, quando ero giovane io che avevo appena tredici anni e aspettavo l’uscita di queste riviste per poter andare a comprare l’album che aspettavo nel negozio di dischi era normale.

Si avete capito bene negozi di dischi e riviste musicale, erano i tempi in cui i dinosauri calcavano la terra prima di quel lontano 16/06/1999 in cui Shawn Fanning, John Fanning, e Sean Parker rilasciassero Napster, prima di Itunes, Apple Store e tutto il resto, quando ti fidavi di una recensione su una rivista scritta magari da un professionista e appassionato come te.

Nel numero 26 di HM quindicinale di musica metal e hard rock era allegato come supplemento questo libro di 100 pagine a cura di Piergiorgio Brunelli su Ronnie James Dio, e per chi non conoscesse l’autore del supplemento sono disposto a dirvi io chi è vista la sua importanza nel settore del metal e della musica.

Fotogiornalista si appassiona la metal dopo aver assistito ad un concerto degli Uriah Heep, come non capirlo, entra a lavorare per la mitica Rockerilla, a Londra vive in prima persona il New Wawe of British Heavy Metal. lavora con i maggiori gruppi e artisti dell’epoca, in Italia lavora con le riviste Ciao 2001 e ovviamente HM. ha lavorato con le riviste inglesi  “Metal Hammer UK”, “Kerrang”, “Sounds”,  ha intervistato e conosciuto tutti i più grandi del rock e del metal, e altre riviste straniere anche giapponesi, ha  girato per tutto il mondo nei backstage dei grandi artisti è stato fotografo ufficiale di Ronnie James Dio per le sue tournée ma se volete sapere avere un’idea più chiara leggete quest’intervista con lui su trumetal.it.

Il libro racconta del suo periodo con gli Elf, del rapporto con Ritchie Blackmore, il periodo dei Sabbath e la carriera solista che arriva fino al mio album preferito “Dream Evil” di cui ho ancora la musicassetta, è pieno di foto e con la discografia aggiornata per l’epoca, veramente bello e attualmente è l”unico libro che si può leggere in italia su Ronnie.

Gelosamente custodito negli anni questo libro parla del mio cantante preferito, ora a parte il fatto di farmi sentire vecchio ora  che lo rivedo e ancora di più per aver ricordato il fatto che ascoltavo Dio in musicassetta, io aspetto di vederne uno che mi racconti qualcosa di più su uno dei miei primi artisti quando iniziavo a sentire Metal perché il tanto rumoreggiato “Rainbow In The Dark: The Autobiography Of Ronnie James Dio” da quel che so io non è ancora uscito.

Immagine

Let There Be Rock. – Susan Masino.

Giornalista rock con un’esperienza trentennale nata a Madison nel Wisconsin, autrice di numerosi articoli per il periodico WI Music News, dirige la propria rivista musicale chiamata Rock Central.

Questo suo libro, uno di due pubblicati sugli AC/DC di cui l’ultimo nel maggio del 215 chiamato “AC/DC FAQ”, esce per la Tsunami Edizioni nella Collana Uragani num° 3 in un formato di 288 pagine,ben tradotto come e di piacevole lettura ci introduce alla storia degli AC/DC e alla oltre trentennale carriera di questa band.

Adoro la Tsunami Edizioni per il suo lavoro sul Metal, ho alcuni libri di loro e mi sono piaciuti tutti questo non fa eccezione, il titolo porta il nome di uno delle canzoni più famose della band e ogni volta che penso al video con Bon Scott vestito da prete inizio a ridere come un’idiota.

Nello scegliere tra i tanti libri sugli ACDC questo sinceramente mi piace, non dico che sia il migliore perché il mio preferito è un altro, ma è veloce da leggere solo 288 pagine e descrive bene la storia del gruppo perciò come sempre compratelo.

ACDC

La Dinastia Young. Jesse Fink.

Jesse Fink nasce a Londra nel 1973 ma cresce dai suoi genitori Australiani a Sidney, ha lavorato per la HarperCollins Publishers  come senior editor pubblicando diversi libri di successo, per poi spostarsi al giornalismo sportivo con la rivista sportiva “Inside Sport” dove riceve un candidatura per il premio giornalistico australiano Awards, autore di moltissimi articoli che saranno collezionati nei libri “The Best Australian Sports Writing”  (Garrie Hutchinson, Black Inc. Books, 2004) e “This Sporting Year” (Garrie Hutchinson, Hardie Grant Books, 2006) e vincitore di molti “Australian Sports Commission Media Awards” altro premio giornalistico australiano.

Nel 2013 esce in Australia il suo terzo libro dedicato alla dinastia Young, dove trapela anche come gli Young volessero fare fuori dalla band il cantante Bon Scott, il primo bassista Mark Evans autore del libro che ho già menzionato in questi giorni ha definito il libro come la storia migliore pubblicata sugli ACDC.

Il libro pubblicato da Giunti Editore nel giugno del 2015 in 224 pagine racconta la storia della band vista dal trittico familiare degli Young ovvero per qui pochi che non conoscano gli ACDC, Angus chitarra solista, Malcom chitarra ritmica e Geoge il maggiore produttore e consigliere della band, e a già star ai suoi tempi del Beat con gli Easybeats fino al 1969 anno del loro scioglimento.

La differenza nello stile narrativo consiste nel raccontare la storia della band partendo dalle canzoni di successo della band, dodici pezzi che raccontano la’avventura degli Young in oltre 40 anni di hard rock, il libro esce il 24 giugno poco prima del concerto tenutosi a Imola il 9 Luglio.

Un concerto di 92.000 rockers che vi voglio dire con tutto cuore io ho perso perché ho provato ad acquistare i biglietti nella mia pausa pranza ed erano già tutti finiti …ora per non imprecare e instradarmi ancora di più nella mia personale strada verso l’inferno sarà meglio che vi consiglio il libro che a mio avviso merita perché racconta la storia degli AC DC sotto una veste veramente interessante.

youngs

Parola di Lemmy. Harry Shaw

“Voi bastardi non mi direte mai cosa cazzo devo cantare e cosa no” (quarta di copertina del libro)

Questo parole più che ogni altre a mio avviso hanno definito come non altre Lemmy Kilmister, il carismatico leader dei Motorhead scomparso il 28/12/2015.

“Lemmy in his own words” titolo originale del libro, tradotto e pubblicato dall’ottima Tzunami edizioni nel 2010 è veramente un libro che come nessun altro racconta la figura di Ian Fraser come nessun altro di quelli pubblicati, 128 pagine che raccontano l’uomo dietro ogni disco attraverso le sue stesse parole.

Ho letto altri libri sulla sua vita, sempre della Tsunami Edizioni “Storia dei Motorhead” di Joel Mclver e  “La sottile linea bianca” di Alan Burridge uscito per la Dalai, ma questo è quello che mi piace di più in assoluto per la sua narrazione attraverso le parole di Lemmy,  aneddoti, affermazioni, dichiarazioni e commenti tradotti nel libro ma che evidenziano come non mai il suo carattere da vera rockstar, ma che in ogni parola come in ogni disco che sia riuscito più o meno bene non lasciano trasalire solo un amore incondizionato per la sua musica.

Lemmy a mio avviso era davvero l’ultima rock star per eccellenza, fedele a se stesso e a quello che voleva suonare e indifferente a chi gli diceva di cambiare per vedersi meglio, era veramente un profeta del rock che ha vissuto in pieno in tutti i suoi eccessi, grande amante del Blues, sopratutto di Little Richard, come ha sempre affermato, bassista particolare e grande paroliere perché i testi dei Motorhead sono sempre stati interessanti… anche quelli più stupidi.

“Dopo la mia morte i Motorhead non esisteranno più, perché sarebbe impossibile trovare un cantante che abbia il mio stile e che sappia suonare il basso in quel modo”  (pag. 123 del libro).

Quanto oggi queste parole sono più esatte che mai..la mia di versione del libro, che vedete sotto, è la seconda edizione del 2010.

lemmy

Dirty Deeds: My Life Inside/Outside AC/DC. Mark Evans.

Mark Evans ha suonato nei primi dischi degli AC/DC, dove entra giovanissimo all’età di diciannove anni sarà rimpiazzato da Cliff Williams nel 1977, lascerà la band per divergenze personali con Angus, ma anche come affermerà Malcom, perché gli AC/DC cercavano un bassista che sapesse cantare.

Gli AC/DC sono da sempre una dei miei gruppi preferiti, penso forse che insieme a i Maiden e ai Motorhead siano quei gruppi che non mi stancherò mai di ascoltare, questo libro racconta l’avventura di Mark nella band fino comprende ovviamente anche il triste periodo della morte di Bon Scott.

Il libro di 288 pagine è uscito per l’editore Brazilian Point nel 2011 si può comprare anche sui siti italiani,  spero che qualche editore tipo la Tsunami Edizioni ci possa fornire il libro tradotto..anche se penso sia improbabile..perché parliamoci chiaro di sicuro i fans degli ACDC penso siano  più interessati alla storia raccontata dagli Young che dal punto di vista dell’ex bassista.

evans

 

Il suono della domenica. Il romanzo della mia vita – Zucchero Fornaciari.

La capacità di un’artista di personalizzare il proprio sound per renderlo unico e differente è qualcosa che riesce a pochi artisti,ma Zucchero “Sugar” Fornaciari è sinceramente uno di loro, l’impronta blues e soul in Zucchero sono evidenti e la sua capacità di fonderla con la musica leggera italiana creando uno stile che l’ha portato a suonare con i più grandi artisti blues e italiani è la prova evidente del suo succeso

Ricordo come da ragazzo  che “Rispetto”, “Blue’s” e “Oro inceso e Birra” erano gli unici che affiancavo ad artisti tipo Creedence Clearwater Revival, Dire Straits, America, Aerosmith e Led Zeppelin, e anche quando le sonorità metal sono entrate nella mia vita ho sempre seguito la sua carriera artistica che purtroppo con il tempo si è allontanata dai miei gusti, anche se mi sono sempre dedicato all’ascolto di ogni sua nuova uscita.

L’autobiografia uscita per Mondadori e scritta dall’artista stesso ci racconta tutta l’italianità della vita di Zucchero in quei passaggi nella vita che lo hanno portato ad abbandonare gli studi di Veterinaria scelti vista la sua passione per gli animali per seguirne una ancora più grande:  La Musica.

Il libro racconta la sua vita partendo da Roncocesi partendo dalla quotidianità della vita di un ragazzo come tanti, cresciuto nell’Emilia degli anni 50 tra le cooperative comuniste e la Chiesa , del cibo tipico di quelle terre che io in quanto figlio di un emiliano conosco e apprezzo molto bene, vengono narrate come conviene in ogni autobiografia in tono molto personale tutta la vita di un uomo ma anche dell’artista che ha venduto ben oltre 60 milioni di dischi, i sogni e le fantasie, anche erotiche, la famiglia come parte fondamentale della vita dell’artista tra cui la nonna Diamante celebrata nella famosa canzone scritta con De Gregori.

I suoi successi nel mondo sono ben noti. primo artista a suonare al Kremlino dopo la caduta del Muro, unico artista italiano alla versione del 1994 di Woodstock, il concerto a Cuba all’Università dell’Avana dove ha tenuto il più grande concerto eseguito da un artista straniero? su internet ho letto molte critiche che si lamentavano della sue capacità come scrittore ritenute inferiori rispetto a quelle musicali e devo  dire che io al contrario ritento il libro raccontato con uno stile semplice, rurale e genuino tipicamente emiliano e che a mio avviso può dire molto sull’originalità dell’autobiografia.

Il libro che consiglio a tutti, per chi ama il Blues è indiscutibile come questo artista sia riuscito a inglobare questo sound nel proprio, ogni suo fan sicuramente l’avrà di sicuro, e sebbene le sue  svolte musicali troppo improntate sul pop l’abbiano allontanato dai miei ascolti i dischi che ho menzionato sono una parte costante della musicalità della mia gioventù sono ancora curioso di ascoltare il suo prossimo disco in uscita “Black Cat” il 29 Aprile che promette un ritorno blues rock più vicino al mitico “Oro, Incenso e Birra”.

cop

Batti il Martello: la biografia ufficiale della Strana Officina.

 

Ho creato il mio blog per raccontare e condividere questa mia nuova passione per il blues e il basso, ma il rock e il metal sono sempre stati presenti nella mia vita e la morte di Lemmy  mi ha semplicemente ricordato da dove vengo e come sono arrivato a questa e  che sostanzialmente e prima di tutto amo ascoltare musica, e se vogliamo dirla tutta il blues ha svolto un ruolo importantissimo nel suono della band, basta pensare a Johnny Salani o alla prima Bud Blues Band.

Il libro scritto da Alex Ventriglia che ha lavorato come giornalista per riviste quali HM, Metal Hammer successivamente Metal Maniac ma anche, Power Zone, Rocker, Grin Zone, descrive in maniera sublime l’atmosfere che caratterizzano la nascita e le particolarità della Strana Officina: i due talentuosi fratelli e la famiglia sempre presente al centro della loro vita, il ricordo sempre vivo di Fabio e Roberto negli anni che porteranno alla reunion della band.

Ho assistito alla presentazione del libro all’Exenzia a Prato, a cinque minuti a piedi da casa mia e per l’ennesima volta, ormai non so quante, me li sono goduti come fosse ogni volta la prima e questa sensazione pochi gruppi sono riuscito a trasmettermela tra i cui nomi di sono Iron Maiden e Motorhead.

Oggi ci sono gruppi italiani metal di tutto rispetto che hanno raggiunto il successo ma la Strana Officina nasceva in quei tempi i cui  veramente portare i capelli lunghi e suonare Metal era davvero una sfida, questo libro racconta la storia di una grande band e a mio avviso vi consiglierei di mettere in moto il camion e fare un salto in libreria a comprare il libro perché se avete sentito la loro musica questo è un must che non potete ignorare.

Viene raccontata la storia della Strana, potete leggere come sempre tutta la famiglia era di supporto al sogno di Fabio e Dario anche aiutandoli economicamente a realizzare il loro sogno, leggerete come Dario e Roberto cresciuti ai concerti siano diventati rodie, tecnici e degli zii e musicisti professionisti arrivati a collaborare con i grandi della musica italiana, ma anche di collaborazioni rifiutate che magari avrebbero permesso davvero ai Cappanera di ottenere quel successo meritato ma mai veramente ottenuto per un gruppo come loro sempre amato e seguitissimo dai fan.

Saprete dell’incontro con Enzo Mascolo, Johnny Salani, Bud Ancilotti e Marcello Masi, delle loro esibizioni di come sono nate alcune delle canzoni che noi tutti fan conosciamo e ascoltiamo da anni, dei progetti solisti di Dario e Rolando,  di come con l’attivo solo due Ep e un cd prima di Rising The Call sia ancora oggi la band che più ha di tutti a mio avviso ha influenzato il Metal Italiano per poi ad arrivare a leggere di quel tragico 22 luglio del 1993.

Sono da sempre loro fan è il mio parere è troppo di parte..ma me ne sbatto altamente e vi invito a mettere in moto il camion, e chi ha capito ha capito… e comprarvi questo libro che celebra forse più amata del metal made in Italy anche se non la più famosa.

SO_Cover_front